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XXXIII.

Mentre m’attrista e duol, parte m’è caro
Ciasum pensier ch’a memoria mi riede
Del tempo andato, e che ragion mi fiede
De’di perduti, onde non è riparo

Caro m’è sol perch’anzi morte imparo
Quant’ogni uman diletto ha corta fede;
Tristo m’è, ch’a trovar grazia e mercede
Negli ultimi anni a molte colpe è raro;

Chè bench’alle promesse tue s’attenda,
Sperar forse, Signore, è troppo ardire,
Ch’ogni soperchio indugio amor perdoni;

Ma pur nel sangue tuo par si comprenda,
S’egual per noi non ebbe il tuo martire,
Ch’oltre a misura sian tuoi cari doni.