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XXXVII.
Dal mondo scese ai ciechi abissi, e poi
Che l’uno e l’ altro inferno vide, e a Dio,
Scorto dal gran pensier vivo salio
E ne diè in terra vero lume a noi.
Stella d’alto valor coi raggi suoi
Gli occulti eterni a noi ciechi scoprio,
E n’ebbe il premio alfin, che’l mondo rio
Dona sovente ai più pregiati eroi.
Di Dante mal fur l’opre conosciute,
E’l bel desio da quel popolo ingrato,
Che solo ai giusti manca di salute.
Pur fuss’io tal! ch’a simil sorte nato,
Per l’aspro esilio suo con la virtute
Darei del mondo il più felice stato.