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XIX.
Per esser manco alta Signora, indegno
Del don di vostra immensa cortesia,
Con alcun merto ebbe desire in pria
Precorrer lei mio troppo umile ingegno.
Ma scorto poi ch’ascender a quel segno
Proprio valor non è ch’apra la via,
Vien men la temeraria voglia mia,
E dal fallir più saggio al fin divegno.
E veggio ben com’ erra, s’alcun crede
La grazia che da voi divina piove
Pareggiar l’opra mia caduca e frale.
L’ ingegno, e l’arte, e l’ardimento cede;
Che non può con mill’ opre, e chiare e nuove
Pagar celeste don virtu mortale.