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XX.

Se’l fuoco fosse alla bellezza eguale
De’ bei vostri occhi, che daquei si parte,
Non fora in petto alcun gelata parte
Senza l’ardor che si crudel n’assale.

Ma’l ciel pietoso d’ogni nostro male,
Del sovrano splendor che’n voi comparte
Lo intero rimirar ci toglie in parte,
Per l’incendio temprare aspro e mortale.

Non è par, dico, il fuoco alla beltade;
Che sol di quella parte uom s’innamora,
Che, vista ed ammirata, è da noi intesa.

Però se, lasso; in questa inferma etade
Non vi par che per voi io arda e mora
Poco conobbi, e l’alma è poco accesa.