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XXII.

Tornami al tempo, allorché lenta e sciolta
Al cieco ardor m’era la briglia e ’l freno,
Rendimi ’l volto angelico sereno,
Onde a natura ogni virtude è tolta;

E i passi sparsi coo angoscia molta,
Che son si lenti a chi è d’ anni pieno,
Rendimi, e l’acqua e ’l fusco in mezzo il seno,
Se vuoi ch’i’ arda e pianga un’ altra volta.

E s’egli è pur, Amor, che tu sol riva
Dei dolci amari pianti dei mortali,
D’un vecchio esangue omai puoi goder poco;

E l’alma quasi giunta all’ altra viva
Tempo è che d’altro amor provi gli strali,
E si faccia esca di più degno fuoco.