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XXIII.
Al cor di zolfo, alla caroe di stoppa,
All’ ossa, che di secco legno sieno,
All’ alma senza guida e senza freno,
Al desir pronto, alla vaghezza troppa,
Alla cieca ragion debile e zoppa,
Fra l’ esche tante di che ’l mondo è pieno,
Non è gran maraviglia in un baleno
Arder nel primo fuoco che s’intoppa.
Ma non potea se non somma bellezza
Accender me, che da lei sola tolgo,
A far mie opre eterne lo splendore.
Vidi umil nel tuo volto ogni mia altezza;
Rara ti scelsi, e me tolsi dal volgo;
E fia con l’opre eterno anco il mio amore.