[56]XXVIII.
Quando il principio dei sospir miei tanti
Fu per morte dal cielo al mondo tolto,
Natura, che non fe’mai si bel volto,
Restò in vergogna, e chi lo vide in pianti.
Oh sorte rea dei miei desiri amanti,
Oh fallaci speranze, oh spirto sciolto,
Dove se’or? La terra ha pur raccolto
Tue belle membra, e’l ciel tuoi pensier santi.
Mal si credette morte acerba e rea
Fermare il suon di tue virtuti sparte,
Ch’obblio di Lete estinguer non potea;
Chè spogliato da lei, ben mille carte
Parlan di te; nè per te ’l cielo avea —
Lassù, se non per morte, albergo e parte.